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al testo di Annalisa Scialpi
Solo spazi
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Un sole d'alabastro spettina le rive, ed io rinasco, Venere, nel vento. Ho dipinto col sangue il mio ritratto, sulle tremanti dita la brezza del fuoco, attinta alla tenerezza che scompone le sponde. Sono giglio, fiore rosso, pozza ebbra di sole, sono terra che nasce da una prateria di stelle. Ho asciugato il pianto dei fiordalisi dai miei giardini visto il mare freddo dai pascoli da cui fuggivi, cavallo indomito ma pur sempre preda, dimentico del fiore che affondò nel ventre umido di un Sogno. E vado, ora, con la sfera intatta di sogni mutanti nella giostra dei giorni e ho ancora sulle gambe i calzini da bambina, la treccia che mia madre raccolse nella scatola dei ricordi per il tempo ebbro, quello delle onde indaco che lavano le orme oscure. Spazi, solo spazi, ora, in questo mio andare...
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Arcangelo Galante
- 10/11/2020 14:47:00
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Spazi da colmare coi ricordi di un tempo inafferrabile, giacché, al passato, oramai appartiene. Eppure, malgrado il periodo trascorso, nuovi spazi si sono aperti dinanzi agli occhi dell’autrice, la quale, prosegue il viaggio in compagnia della speranza di un tempo che ancora saprà donarle gioia e fermezza, nel cogliere sogni da realizzare in avvenire. Lirica introspettivamente nostalgica, dal riflessivo contenuto esistenziale!
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Giuseppina Iannello
- 07/01/2020 12:59:00
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Immagini eloquenti, molto belle, attraverso cui lAutrice si immedesima sulle proprie vicissitudini, senza tuttavia, perdersi danimo. Versi nei quali non si può non cogliere il fremito della speranza, eredità preziosa delle nostre madri.
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Franca Colozzo
- 18/12/2019 00:07:00
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La tua poesia è come una metafora dellesistenza abbacinata dal ricordo di un amore, perso tra le pieghe dun tempo scandito da immagini ed emozioni. Come Venere, che sorge dalla spuma del mare appagata dalla natura, così tu adesso ti nutri della passione per lamato. Un cavallo indomito fugge lontano da pascoli sconfinati, mentre tu affoghi nel pianto tutto il tuo risentimento per un amore dileguatosi. Le trecce al vento delle memorie, riposte amorevolmente da tua madre in una scatola, ti rammentano, Annalisa, i giorni spensierati della tua infanzia mentre il tuo pensiero corre verso spazi infiniti. Ma proprio in quegli spazi la tua anima si innalza ora verso la luce della poesia.
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Salvatore Pizzo
- 12/12/2019 15:49:00
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Si va, si arriva al punto che solo si va: gli spazi sono di per sè metafora dellampiezza del nostro essere pensiero, della nostra capacità di espanderlo allinfinito. Sì da poterci distanziare dalla finitezza che ci affligge: la poesia è un voler essere quel tutto che ci permetta ei riempire gli spazi, con la grandezza di versi che ci dicano del nostro viverci sognanti... Così mi han fatto sognare questi tuoi versi Grazie
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